Non ingannino le nevicate precoci sui monti. Non creino false illusioni le notizie, magari apprese qua e là girando per la rete, inerenti a possibili e cruente ondate gelide nel futuro prossimo. La realtà, a parere di chi scrive, è ben diversa.
In stratosfera il vortice polare si è già dato da fare, e anche da un bel po’ di tempo, con un raffreddamento radiativo (quello che si ha usualmente alle porte dell’inverno a causa del naturale minor irraggiamento solare) che ha raggiunto livelli avanzati su quasi tutti i piani verticali dell’alta atmosfera: si raggiungeranno valori di -50° ad 1 hpa e di -80° a 10hpa nelle zone prossime al polo. Tale raffreddamento (definito comunemente cooling) quando si propaga verso il basso (e cioè verso la troposfera, la porzione di atmosfera che regola il tempo sulle nostre teste) non fa altro che causare un’aumento, negli stessi, della zonalita per un periodo piuttosto lungo (circa 45-60 giorni): in parole povere ciò si potrebbe tradurre in un flusso perturbato con direttrice ovest-est molto alto di latitudine e una maggiore ingerenza azzorriana sui nostri territori con tempo mite. Ciò non implica ovviamente che questo pattern climatico sia stabile e duraturo in tutto quest’arco di tempo: si potrebbero avere anche dei break instabili più o meno freddi ma di durata comunque limitata.
La stessa fase fredda che stiamo vivendo e che probabilmente ci porteremo avanti ancora per qualche giorno è figlia della situazione descritta finora. Sempre da letteratura, infatti, prima dell’entrata in vigore della fase che chiameremo “statica”, si ha tempo di assistere a possibili discese di aria di matrice artica da settentrione che in questo caso, proprio per la situazione delineata prima, risulteranno comunque sempre meno incisive fino ad annullarsi del tutto.
Prospettive invernali al ribasso quindi, almeno per il momento, sebbene è da rimarcare che, nonostante non sia ancora neanche cominciato, il cammino di questo trimestre freddo sarà ricco di spunti interessanti e possibili sorprese.
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