C’è un indice teleconnettivo, forse un tantino bistrattato e dimenticato, denominato E.A. (ovvero East Atlantic) che sembra descrivere molto meglio di altri gli scenari climatici italici, e che quindi, a nostro parere, potrebbe essere utilizzato per interpretare ciò che sta succedendo al clima del nostro paese e, perchè no?, anche per azzardare qualche timida proiezione futura…
Secondo definizione, l’EA è un indice che esprime il differenziale di pressione tra Nord Atlantico e Atlantico tropicale; esso è strutturalmente simile alla North Atlantic Oscillation (il famoso NAO), ma l’area che copre è decisamente più vasta (si veda qui), ed è shiftata un pò più a sud mostrandosi maggiormente connessa con l’andamento della corrente a getto subtropicale. Ed infatti, passando agli effetti pratici, possiamo osservare che a valori positivi dell’indice EA, corrisponde una forte riduzione della pressione sull’Oceano Atlantico con abbassamento della fascia degli anticicloni subtropicali oceanici e, per risposta, il rafforzamento dell’anticiclone africano che mostra una maggiore invasività verso il bacino del mediterraneo che quindi, con maggiore frequenza, viene interessato da correnti calde e secche di origine sahariana.
A conferma di questo semplice concetto, visitando l’apposita pagina del sito della NOAA e la figura 1 riportata sotto, si vede come a valori positivi di EA si verifichino anomalie termiche positive (cioè alti valori di temperatura rispetto alle medie del periodo – si vedano le aree arancioni e rosse) sull’intero bacino del mediterraneo, in tutti i mesi dell’anno!
FIGURA 1
Quindi il concetto è semplice, ma attenzione!
EA positivo non è sempre e con certezza sinonimo di caldo sull’Italia: i valori positivi indicano semplicemente figure bariche (basse pressioni profonde sull’Oceano Atlantico) che possono favorire (non in maniera certa e automatica) con maggiore facilità l’ingresso di ondate di calore subtropicale sul nostro paese!
EA negativo non è sempre e con certezza sinonimo di freddo sull’Italia: i valori negativi indicano semplicemente figure bariche (alte pressioni subtropicali che si innalzano in Atlantico) che possono favorire (ma non in maniera certa e automatica) con maggiore facilità l’ingresso di correnti fredde da nord sul nostro paese!
Esposto questo concetto vediamo che andamento ha avuto tale indice dal 1950 ad oggi (vedi figura 2).
FIGURA 2 – clicca sull’immagine per ingrandirla
Il grafico è semplice da leggere: per ogni mese di ogni anno dal 1950 ad oggi sono riportati i valori (mensili, tratti sempre dal sito NOAA) dell’EA: se il valore è positivo si è usato una barra con colore rosso, se negativo si è usato il nero.
E’ evidente, anche ad occhio, che dal 1950 al 1976 prevalgono le barre nere, quindi valori negativi; mentre dal 1976 ad oggi prevalgono le barre rosse, cioè valori positivi, che sono via via più frequenti man mano che ci avviciniamo all’attualità.
Tale risultato ad intuito può essere anche confermato aggiungendo alla figura precedente la curva rappresentata in azzurro (con barre gialline) nella successiva figura 3 che indica il valore medio che EA ha assunto nei precedenti 10 anni: ad esempio, nel 2002 tale curva assume un valore prossimo a zero: ciò significa che nei 10 anni precedenti al 2002 (quindi per il decennio 1993 – 2002) EA ha mediamente assunto un valore pari a zero.
FIGURA 3 – clicca sull’immagine per ingrandirla
Molto interessante, inoltre, è la seguente ulteriore analisi: per ogni decade, verifichiamo in quanti mesi si è verificato EA > 1:
anni ’50 (1950-1959): 5 volte
anni ’60 (1960-1969): 5 volte
anni ’70 (1970-1979): 10 volte
anni ’80 (1980-1989): 15 volte
anni ’90 (1990-1999): 14 volte
anni ’00 (2000-2009): 30 volte
anni ’10 (2010-oggi): 20 volte
I risultati (rappresentati anche graficamente in figura 4) sono EVIDENTISSIMI: a partire dal 1970 ad oggi si è avuto un costante aumento del numero di mesi con EA molto alto, con, addirittura, una vera e propria “esplosione” di valori di EA positivi dal 2000 in poi.
FIGURA 4 – clicca sull’immagine per ingrandirla
Il decennio attuale (cioè dal 2010 compreso in poi) continua a mantenere questo trend, registrando un numero di mesi con EA > 1 pari già a 20 nonostante si sia ancora a poco più di metà del decennio: a titolo d’esempio, nella decade precedente (2000-2009) a novembre 2005 eravamo a “soli” 18 casi. Se si dovesse continuare con questo ritmo, la proiezione a fine decennio (31 dicembre 2019) ci indica un numero complessivo di mesi con EA > 1 di circa 33/34, superiore, quindi, a quello (già record) della decade precedente.
La domanda a questo punto sorge spontanea: si può azzardare che il repentino aumento delle temperature medie sull’Italia registrato soprattutto dal 1980 in poi (vedasi figura 5 tratta dalle analisi CNR), oltre che al “global warming”, sia da attribuire anche a questo cambio generale di circolazione che ha favorito (e favorisce) maggiori ingerenze delle correnti sahariane sulla nostra penisola?
FIGURA 5 – clicca sull’immagine per ingrandirla
Lasciamo in sospeso questo interrogativo e ritorniamo alla nostra figura 3: a questo punto, già da una semplice analisi visiva, si può ipotizzare (così come fa anche il NOAA) che l’EA possa essere sottoposta a una sorta di oscillazione ciclica: ed in effetti (si veda figura 6) procedendo ad interpolare i dati della curva decennale (rappresentata, in questa figura, solo dalle barre gialline per non creare confusione) ed ipotizzando di usare una polinomiale di terzo grado, si ottiene una curva verde che sembra ben interpretare (con ottimo coefficiente di correlazione) il suddetto andamento decennale:
FIGURA 6 – clicca sull’immagine per ingrandirla
Dai valori fortemente negativi degli anni ’50 e ’60 (famosi, non a caso, per gli inverni rigidi e le estati fresche), si passa gradualmente ai valori positivi degli ultimi anni….ed allora….se questo ciclo così individuato dovesse continuare con la stessa gradualità che sembra apparire utilizzando i dati del passato….cosa potremmo attenderci per il futuro?
Guardiamo allora la figura 7:
FIGURA 7 – clicca sull’immagine per ingrandirla
L’indicazione che ci dà il grafico è semplice: la curva, dal minimo degli anni ’60 del secolo scorso gradualmente vira verso il massimo attuale (plateau) che solo fra qualche anno verrà abbandonato per una nuova discesa: per ritornare a valori di EA decennali pari a zero, quindi con equilibrata alternanza di periodi con EA positivi e negativi, dovremo aspettare il 2030, o meglio la sua decade precedente: il 2021-2030…..
Quindi dal 2020 in poi, secondo questa ipotesi, è possibile il ritorno, con maggiore frequenza, di quelle figura bariche atlantiche che favoriscono il convogliamento di aria più fredda sull’Italia.
Ovviamente, questa è solo un’ipotesi…e come tale va trattata, soprattutto in un campo come la meteorologia di lungo termine dove l’imprevedibile è norma.
Foto di copertina tratta dalla pagina Facebook “San Giovanni in Fiore – SGF“