Molte volte si sente parlare sia fra i media, ma anche nel linguaggio “popolare” e/o “dialettale”, di varie tipologie di precipitazione nevosa: chi non si è ma imbattuto, oltre che nella più famosa “neve”, anche nel “nevischio”, nella “neve tonda” o, per arrivare ai dialetti del nostro territorio, al “granziddru” (o “granzillo”) o alla “neve ‘mpaddrottata” (o “‘mpaddottata”)?
Premettiamo che, su questi termini c’è una grande confusione, a volte anche fra gli addetti ai lavori.
Noi cercheremo di fare un po’ di chiarezza risalendo alle fonti più attendibili (che ovviamente citeremo).
Partiamo dalle definizioni di base, che poin utilizzeremo per fornire tutte le altre definizioni: per precipitazione si intende acqua sotto forma solida o liquida che cade dalle nuvole sulla superficie della Terra.
Tali precipitazioni possono occorrere in tre forme principali:
– forma liquida (pioggia, pioviggine);
– forma congelata (neve, grandine, graupel, ice pellets, etc…);
– forma congelante (pioggia congelante, pioviggine congelante).
Per pioggia (in inglese rain – codice METAR(*) RA) si intende la precipitazione liquida costiuita da gocce separate di acqua (ottenute per condensazione del vapore acqueo) che cadono dalle nuvole a toccare la superficie terrestre. Quando il diametro delle gocce è inferiore a 0,5 mm si parla di pioviggine (in inglese drizzle – codice METAR DZ).
Per neve (in inglese snow – codice METAR SN) si intende “un miscuglio eterogeneo di acqua e aria, composto di cristalli più o meno legati tra loro. Il termine fiocco di neve (snowflake) in pratica indica un grappolo di cristalli di ghiaccio. I grossi cristalli raggiungono dimensioni intorno agli 0,5 cm ma i fiocchi possono avere dimensioni di 5 cm o più”. Tali fiocchi si formano a partire da una particella di nucleazione (di origine organica o minerale) in masse d’aria al di sotto dello 0° mediante l’attrazione di minuscole goccioline d’acqua sopraffuse (che, cioè, permangono allo stato liquido pur essendo al di sotto di 0°) che a contatto con la suddetta particella congelano. Formato questo “nucleo”, le molecole di vapore d’acqua presente nella massa d’aria si depositano sul nucleo stesso per sublimazione (ossia per passaggio diretto dallo stato gassoso a quello solido senza passare per lo stato liquido) creando i cristalli di ghiaccio che poi, in combinazione fra di loro mediante meccanismi ancora non del tutto noti, formano il fiocco di neve.
Invece per grandine (in inglese hail – codice METAR GR) si intende una precipitazione solida a sfere o grumi irregolari di ghiaccio che presentano diametri compresi tra 5 mm e 15 cm. Essa si forma all’interno dei cumulonembi (cioè le nubi che provocano i temporali – vedi fig.1), grazie ai continui saliscendi (causati a loro volta dalle forti correnti ascensionali e discendenti tipiche di queste formazioni nuvolose) a cui sono sottoposti i cristalli di ghiaccio, che pertanto accrescono la loro dimensione mediante strati successivi assumendo una sezione interna “a cipolla” (infatti si alterneranno strati opachi e bianchi, causati dall’inglobamento di molecole d’aria nel processo di rapida solidificazione a crescita secca, e strati trasparenti nel processo di solidificazione lenta del processo a crescita bagnata).
fig. 1 – formazione della GRANDINE
Ora passiamo a quei tipi di precipitazione, invece, un po’ meno comuni su cui, a volte, ci crea un poò di confusione.
In primis partiamo dal graupel (codice METAR GS) termine tedesco che in lingua ingelse viene tradotto come snow pellets (cioè palline di neve) o soft hail (cioè grandine soffice), mentre in italiano col termine di neve tonda, mentre in dialetto calabrese (zone del cosentino) neve ‘mpaddrottata (o ‘mpaddottata) o neve ciciaruta (zona della Sila).
Essa è formata da “palline a bassa densità che si generano quando piccole particelle di ghiaccio (cristallo di ghiaccio, fiocco di neve, ice pellet o un piccolo chicco di grandine) cadono nella porzione di nube sopraffusa a temperature tra 0 e -10 °C. Le goccioline liquide più piccole ghiacciano nel contatto con la particella di ghiaccio, trasformandosi in una minuscola massa rotonda e opaca con inclusioni di aria all’interno che le danno aspetto l’aspetto di ghiaccio opaco (rime). Le palline di Graupel di solito si formano nelle nubi convettive a forte sviluppo verticale e che si estendono ben oltre il livello dello zero termico”. Si possono formare anche quando il fiocco di neve incontra uno strato un po’ più caldo con temperature prossime allo 0°: in questi casi il fiocco non si scioglie ma si deforma arrotolandosi su se stesso.
Quindi, in sostanza, è un fiocco di neve “avvolto” da ghiaccio opaco (come si vede il termine dialettale rende bene l’idea). Le palline di graupel (vedi fig. 2) presentano forme irregolari con diametri di 2 – 5 mm, hanno bassissima densità (perchè in esse sono presenti sacche d’aria) e sono caratterizzate dal fatto che quando toccano terra non fanno rumore tendendo oltretutto a sbriciolarsi (ecco perchè in inglese è detta anche soft hail ovvero: grandine soffice).
fig. 2 – GRAUPEL: tratta da https://icons.wxug.com/data/wximagenew/t/TWMC/46.jpg
Una via di mezzo tra la grandine e il graupel è il cosiddetto SMALL HAIL, cioè la GRAGNOLA (codice METAR identico a quello del graupel: GS), definito dall’Organizzazione Mondiale Meteorologica come palline di graupel incapsulate da ghiaccio, riconoscibili dalla loro ridotta dimensione (inferiore ai 5 mm come il graupel) ma anche dal fatto che al contatto col suolo non si comprimono, non rimbalzano e non si rompono. Inoltre sono più dense del graupel e presentano superficie liscia e traslucida. Anche questo tipo di precipitazione, come la grandine e graupel, si presenta con nubi a sviluppo verticale come i cumulonembi.
Ancora si prosegue con l’ICE PELLETS, detta SLEET negli Stati Uniti d’America e PIOGGIA GELATA in italiano (codice METAR è PE). Essa è una forma di precipitazione che consiste di piccole e traslucide palline di ghiaccio con dimensioni inferiori alla grandine (quindi inferiori a 5 mm). Si differenzia dal graupel per molti parametri: in primis, come anticipato, dall’aspetto esteriore che non è bianco opaco (come graupel) bensì grigio e traslucido; in secundis per il fatto che quando tocca il suolo spesse volte rimbalza, non si “sbriciola” (come graupel) e produce un acuto “tap” quando colpisce superfici come giacche e parabrezza. Nella foto successiva le differenze tra pioggia gelata e graupel emergono chiaramente:
fig. 3 – a sinistra la “pioggia gelata” o “ice pellets” o “sleet”, a destra la “neve tonda” o “graupel”
Essa si forma quando i fiocchi di neve in caduta verso il suolo incontrano uno strato di aria con temperature superiori a 0° solitamente tra i 1500 e 3000 m, mentre sia sopra che sotto tale strato (cioè sino al suolo) le temperature permangono sotto lo zero. Quando il fiocco di neve incontra tale strato “caldo” tende a sciogliersi parzialmente o completamente. Quando però, scendendo di quota, entra nel più basso strato freddo, tenderà a ri-congelare trasformandosi in “pioggia gelata” o “ice pellets”.
Se però lo strato caldo è profondo fin quasi ad avvicinarsi al suolo, i fiocchi di neve ormai sciolti, non avranno più il tempo di ri-congelare, quindi la precipitazione visibile al suolo sarà pioggia anche se le temperature sono sottozero: in questi casi però, la pioggia caduta tenderà a solidificare sul terreno producendo la cosiddetta pioggia congelantesi (in inglese freezing rain, codice METAR è FZRA), molto pericolosa per le lastre di ghiaccio che essa provoca. Ovviamente, se la precipitazione nello strato caldo è pioviggine, avremo, al suolo pioviggine congelantesi (in inglese freezing drizzle, codice METAR è FZDZ).
La successiva figura 4 mostra chiaramente le differenti modalità di formazione di alcuni tipi di precipitazioni di cui abbiamo scritto in quest’articolo: quando lo strato d’aria “calda” (in rosa), cioè di poco superiore a 0°, è inesistente, come a sinistra, la precipitazione è neve. Se lo strato “caldo” esiste ma è sottile (vedi secondo caso da sinistra) allora avremo pioggia gelata o ice pellets o sleet. Se lo strato “caldo” ha spessore più grande e si avvicina al suolo avremo la pioggia congelantesi o freezing rain. Se lo strato “caldo” giunge al suolo avremo pioggia.
fig. 4 – meccanismo di formazione di alcuni tipi di precipitazione
Infine abbiamo altri tre tipi di precipitazioni:
– snow grains (in italiano neve granulosa o anche nevischio, codice METAR è SG) caratterizzata da piccolissimi, bianchi e opachi granelli di ghiaccio che al contatto col suolo non rimbalzano e non si rompono. E’ l’equivalente solido della pioviggine. Tali granellini cadono in piccole quantità da nubi stratiformi o da nebbia. E’ più frequente nelle zone montuose con temperature comprese tra 0° e -10°C.
– acqua mista a neve (in inglese rain and snow mixed, in canadese sleet, codice METAR è RASN, quando è fine nel cosentino è indicata anche col termine di “granziddru” o “granzillo”) composta in parte da pioggia e in parte da neve parzialmente sciolta, quindi è una precipitazione semi-liquida che contiene al suo interno tracce di cristalli di ghiaccio. Essa si verifica quando la parte più bassa dell’atmosfera, per uno strato di 230-460, è leggermente al di sopra del punto di congelamento (0°);
– polvere di diamante (in inglese diamond dust, codice METAR è IC) che è una vera e propria nuvola al suolo composta da finissimi cristalli di ghiaccio con temperature molto al di sotto dello zero.
Invitiamo i nostri utenti a fornirci i termini dialettali delle loro zone per indicare i differenti tipi di precipitazione elencati nell’articolo!
(*) il METAR è un format per riportare le informazioni meterologiche introdotto nel 1968.
Bibliografia
Weather Studies – Introduction to atmospheric Science
https://en.wikipedia.org/wiki/Rain
https://en.wikipedia.org/wiki/Drizzle
https://en.wikipedia.org/wiki/Snowflake
https://en.wikipedia.org/wiki/Hail
http://www.fenomenitemporaleschi.it/grandine.htm
https://en.wikipedia.org/wiki/Graupel
https://en.wikipedia.org/wiki/Ice_pellets
https://en.wikipedia.org/wiki/Freezing_rain
Determining Precipitation Type di Elijah Lester
https://en.wikipedia.org/wiki/Snow_grains
https://en.wikipedia.org/wiki/Rain_and_snow_mixed
https://en.wikipedia.org/wiki/Diamond_dust
International Cloud Atlas
G. Bertoni, F. Galbiati, M. Giuliacci, La neve – Cos’è e come si prevede, Milano, Alpha Test, 2010, p. 94-96
https://it.wikipedia.org/wiki/Gragnola_(meteorologia)
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