Le meravigliose foto della calabrosa sono state scattate il 15 marzo 2015 da Luigi Gaudio, che ringraziamo per averci concesso l’autorizzazione alla publlicazione. Esse ritraggono il raro (per le nostre latitudini) fenomeno di “calabrosa” manifestatosi sui pini loricati di Monte Pollino a quote superiori ai 2000 m slm, cresta nord-ovest, versante calabrese, sentiero in partenza da Morano Calabro (CS). In realtà tale fenomeno, pur “raro” considerando l’intero territorio meridionale e calabrese in particolare, è abbastanza frequente durante l’inverno su tutte le zone di vetta oltre i 1900 m slm con vegetazione capace di resistere alle intense “sollecitazioni” meteo tipiche di quelle quote.
Si ricorda che la “calabrosa” è un deposito di ghiaccio che si produce in caso di nebbia sopraffusa: con il termine “sopraffusa” si intende una nebbia costituita da goccioline di acqua fluttuanti nell’aria pur con temperatura inferiore a 0 °C (generalmente tra −2 °C e −8 °C); tali goccioline, a contatto con il terreno o la vegetazione, solidificano formando un rivestimento opaco e biancastro.
Nel caso in cui, sempre con temperature sottozero, le dimensioni delle gocce di nebbia siano minuscole con ventilazione scarsa o nulla, si avrà un accrescimento lento e dissipazione veloce del calore latente di solidificazione, e la formazione prenderà il nome di “galaverna“.
Se invece le gocce d’acqua costituenti la nebbia sono relativamente più grosse e la ventilazione sostenuta, sempre in presenza di temperature al di sotto dello zero (condizioni tipiche di una zona di vetta in alta quota come il monte Pollino) si ha la formazione di “calabrosa” vera e propria, la quale, sulle superfici solide coinvolte (fusti vegetativi, tralicci e superfici solide in genere ma anche sugli aerei) forma depositi compatti di ghiaccio di grande spessore (anche maggiori di 20 cm) modellate in maniera suggestiva dai forti venti presenti.
Un’altra testimonianza dell’incredibile varietà di paesaggi della nostra regione.
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