Avevamo già dimostrato, con un nostro articolo di qualche settimana fa, come l’inverno 2015/2016 potesse essere annoverato fra i più caldi in tutta la storia climatica recente delle città capoluogo calabresi.
Un’ulteriore conferma della eccezionalità di questo inverno sono le foto che hanno gentilmente pensato di inviarci gli affezionati utenti Andrea Pizzini e Orlando Corigliano.
Tali foto (riportate in basso con i numeri 1 e 2) rappresentano lo stato del nevaio del Pollino ritratto dai suddetti utenti durante l’escursione di domenica 17 aprile 2016.
Come si vede il nevaio del Pollino è ormai ridotto ai minimi termini.
Ma la cosa è ancora più impressionante se facciamo un raffronto con gli anni passati, in particolare con lo storico 2013 quando il nevaio sopravvisse all’estate sciogliendosi completamente solo verso la fine di settembre. In figura 3 è riportato tale confronto diretto: per ritrovare nel 2013 un’estensione uguale a quella attuale (17 aprile 2016), dobbiamo addirittura risalire a fine luglio o ai primi d’agosto del suddetto anno (2013), tutto ciò a testimonianza delle eccezionali anomalie termiche e/o pluviometriche dell’inverno che abbiamo recentemente vissuto e della primavera che stiamo vivendo.
L’estensione di un nevaio, infatti, è strettamente dipendente da una molteplicità di fattori meteorologici, in particolare dai valori estremi e medi che tali fattori assumono durante le differenti stagioni (a partire ovviamente da quella durante la quale avviene la generazione del nevaio stesso: l’inverno): temperatura e precipitazioni (liquide e nevose) in primis, ma anche radiazione solare, copertura nuvolosa, intensità dei venti, etc.
È chiaro che un inverno come quello 15/16, caratterizzato da temperature eccezionalmente alte (anomalie variabili nei capoluoghi calabresi tra +1,5° e +2,6°) con precipitazioni al di sotto della norma, abbia avuto ripercussioni anche pesanti sull’estensione del nevaio stesso che, infatti, si trova ridotto ad estensioni tipiche dei mesi di giugno e/o luglio.
Da una piacevole discussione con lo stesso Andrea Pizzini, uno degli spunti più interessanti di riflessione: il nevaio del Pollino può essere adottato come il vero e proprio “termometro” della Calabria.
Ma non un termometro inteso come “strumento di misura della temperatura”, ma come mezzo per poter comprendere meglio lo “stato di salute” delle risorse idriche montane e come segnalatore principe del clima della nostra regione.
E a giudicare dallo stato attuale del nevaio del Pollino, le belle, assolate e quasi estive giornate di primavera che stiamo vivendo, nonché quelle primaverili dell’inverno appena trascorso (ricordiamo che a febbraio si sono raggiunti i 25° nelle zone interne vallive), che tanto piacere producono nella maggior parte della popolazione, in realtà sono un serio elemento di preoccupazione per un clima che sembra cambiare sempre più velocemente.
foto 1
foto 2
foto 3
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