Tra il 10 e l’11 febbraio, cioè circa una settimana fa, è avvenuto un fenomeno meteorologico imponente che potrebbe avere importanti conseguenze sull’evoluzione del tempo anche sull’Italia.
Usando le parole più semplici possibili l’evento può spiegarsi nel modo seguente.
L’atmosfera si può suddividere in diverse porzioni in base alla quota. Quella in cui viviamo noi è la troposfera che si sviluppa, alla nostra latitudine, tra il suolo e i 10-12 km di quota. Sopra la troposfera v’è la stratosfera che si sviluppa tra i 10-12 km e i 45-50 km.
In inverno, usualmente, nella stratosfera esiste un profondo vortice ciclonico (vortice polare stratosferico o VPS), una sorta di depressione d’altissima quota, con minimo approssimativamente centrato sul Polo Nord, ricolmo d’aria fredda (le temperature possono raggiungere anche i -80°, vedi figura successiva tratta da www.meteociel.fr), con masse d’aria che, pertanto, nel nostro emisfero, ruotano intorno a questo minimo in senso antiorario, quindi da OVEST verso EST (regime di westerlies). Tale vortice ha un suo omologo anche nella troposfera (vortice polare troposferico VPT) sempre con minimo sul polo nord.
Normalmente il vortice d’alta quota (VPS) subisce in ogni inverno degli “attacchi” da parte delle cosiddette onde planetarie che dalla troposfera si propagano verso la parte bassa della stratosfera disturbando il VPS stesso. Altri disturbi, sempre originati dalla parte bassa (troposfera), hanno origine dalla convezione in sede equatoriale che va ad influenzare in particolare la circolazione dell’ozono alle alte quote. Nella maggior parte dei casi tali disturbi si limitano a far innalzare la temperatura del VPS e/o spostarlo un po’ dalla sua sede (i cosiddetti minor warming, cioè riscaldamenti minori). In alcune circostanze, invece, l’azione concomitante delle due onde planetarie (le cosiddette wave 1, sull’Oceano Pacifico, e wave 2 sull’Oceano Atlantico), riescono a tagliare in due il VPS, dando origine al famoso SPLIT del VORTICE POLARE STRATOSFERICO: è il cosiddetto major warming – di tipo split, cioè riscaldamento principale o maggiore, caratterizzato da riscaldamenti possenti in pochi giorni e dall’inversione dei venti che quindi spireranno da est verso ovest (si noti che esistono anche major warming che non tagliano in due il VPS ma riescono lo stesso ad innalzare oltre una certa soglia le temperature e invertire i venti a 10 hPa).
E proprio lo split del vortice polare stratosferico è ciò che è avvenuto tra il 10 e l’11 febbraio di questo mese, come mostrato dalla seguente figura, dove sono evidendi i due lobi “fratelli” (quelli in blu) in cui si è suddiviso il vortice originario; due lobi, individuati dalle temperature delle masse d’aria che le compongono, che, come visibile, si allontanano in opposizione verso latitudini più basse.
A questo punto nasce spontanea una domanda: la troposfera ha influenzato la stratosfera con quei disturbi che hanno provocato lo split del VPS: ed ora? La stratosfera riuscirà a re-influenzare la troposfera? Cioè quel riscaldamento alle alte quote riuscirà a propagarsi anche sul Polo Nord ma alle nostre quote (troposferiche)? Questione cruciale perchè se la propagazione dovesse avvenire, si formerebbe un’alta pressione alle alte latitudini, cioè grosso modo in prossimità del Polo Nord, capace di imprimere una circolazione anti-zonale, cioè da est verso ovest, riuscendo quindi a spostare il grosso serbatoio di aria gelida che staziona normalmente sulla Siberia orientale verso ovest, cioè verso l’Europa.
E qui viene la parte avvincente di questa storia: normalmente in un evento di tipo major come questo la propagazione avviene, ma non è assolutamente certa, in quanto dipende da una serie di fattori non ancora del tutto noti e compresi.
A questo punto non ci resta che dare un’occhiata ai modelli di circolazione globale della troposfera sul lungo termine: ma anche loro, al momento, intravedono differenti scenari. Ad esempio, analizzando le emissioni dell’americano GFS e dell’europeo ECMWF, per giorno 26 febbraio prossimo venturo (si vedano le due successive figure), vediamo che è prevista una possente alta pressione (d’origine azzorriana) alle alte latitudini, e una retrogressione (cioè un movimento da est verso ovest) di un lobo del vortice polare troposferico (l’area macchiata di blu) verso l’Europa.
Il problema è: tale retrogressione subirà una traiettoria “alta” con coinvolgimento della Russia Europea, penisola Scandinàva, Germania e Gran Bretagna, come propone il modello americano, o una traiettoria “bassa” che coinvolgerebbe in misura maggiore l’Italia e, quindi, anche la Calabria (come mostrato dal run 12z del 17 febbraio dal modello europeo)? Impossibile al momento dare una risposta attendibile: tutto dipenderà da quanto intensa sarà la vitalità residua del vortice polare canadese (visto comunque in graduale indebolimento): se tale vitalità sarà scarsa, permetterà all’alta pressione azzorriana di innalzarsi verso il Polo permettendo una traiettoria bassa con interessamento anche dell’Italia. Altrimenti si riproporrebbe lo scenario del modello americano.
In sostanza ad oggi possiamo affermare solo che:
1) il coupling, cioè la propagazione dello split stratosferico anche in troposfera, sembra abbastanza probabile;
2) un’afflusso di aria gelida dalla Siberia dovrebbe interessare l’Europa nel prossimo fine settimana. Impossibile, però, al momento, capire se colpirà l’Europa del Nord, o quella centro-meridionale.
Invitiamo i nostri utenti, pertanto, a seguire i prossimi aggiornamenti sempre su www.meteoincalabria.com!!
Traiettoria “alta” prevista da GFS run 06Z del 18 febbraio 2018: l’Italia non verrebbe coinvolta dal gelo se non quella del nord
Traiettoria “bassa” prevista da ECMWF run 06Z del 18 febbraio 2018: l’intera Italia sarebbe coinvolta dal gelo
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