Nel pomeriggio del 4 marzo 2014, è apparsa sui cieli della Valle del Crati una nube dalla forma bizzarra (vedi fig. 1 e foto di copertina di Rossana Castriota): ovoidale, a strati, la cui forma ricorda vagamente la classica “navicella spaziale” che i media ormai c’hanno indotto ad associare agli UFO.
figura 1 – foto di Giuseppe De Luca
Sgomberiamo il campo da ipotesi complottistiche: ovviamente non si tratta del mezzo di trasporto preferito dagli alieni, ma di una ben precisa tipologia di nuvola, conosciuta ormai da decenni, denominata “nube lenticolare” (altocumulus lenticularis).
Ricacciata la paura in un angolo, analizziamo con rigore quali sono le cause che conducono alla formazione di questa bellissima, forse un pò inquietante, nuvola e che significato hanno da un punto di vista delle previsioni meteorologiche.
Le nubi che stiamo analizzando non sono altro che l’effetto “esteriore” delle cosiddette onde orografiche (o lee waves inglese). Tali onde si formano nel cielo quando si combinano le seguenti condizioni: venti con la stessa direzione a tutte le quote (dal suolo sino almeno a 6000 m), con intensità via via crescente con l’altitudine, che impattano più o meno perpendicolarmente contro una catena montuosa. A quel punto, l’aria che defluisce a bassa quota non può far altro che risalire, nel versante sopravvento, lungo i crinali di quest’ostacolo sino a raggiungere la vetta della montagna stessa, per poi ricadere in basso lungo il versante sottovento a causa della differenza di pressione presente. Tale saliscendi non si limita solo agli strati d’aria posti più o meno alla stessa quota della montagna, ma si propaga anche alle quote superiori, sebbene con minore “ampiezza” (ovvero saliscendi meno accentuati): quindi anche gli strati d’alta quota, defluenti ben sopra la vetta, subiscono questo “saliscendi” (vedi figura 2 e figura 3).
figura 2 – da http://www.esri.com
figura 3 – da http://www.nachi.org
In ogni caso questa oscillazione non si ferma qui, ma continua anche nel versante sottovento, creando una vera e propria serie di onde (vedi sempre figg. 2 e 3) con l’aria che, procedendo nella direzione originaria, man mano sale raggiungendo un picco (la cresta dell’onda) e poi riscende….ripetendo questo schema anche più volte nelle condizioni ottimali. L’aria che scorre vicino al suolo (sempre nel versante sottovento) inoltre crea dei veri e propri “mulinellI” che però hanno asse orizzontale e parallelo allo sviluppo della catena montuosa: tali mulinelli sono chiamati rotori, e sono molto pericolosi per i piloti di alianti che volano a bassa quota in quanto creano turbolenze pericolosissime.
Queste sono le onde orografiche. Quando si materializzano invece le nubi? Semplice: nel caso in cui l’aria presenti un appropriato grado di umidità relativa, quando la corrente si innalza sul crinale sopravvento si espande, si raffredda e condensa formando la classica “nube a cappello” (cap cloud in inglese) che avvolge la vetta (vedi fig. 4).Quando scende lungo il crinale sottovento (vento di phoen) si comprime e si riscalda fino a che giunge nella zona dove sono si generano i rotori che, nel ramo ascendente, possono formare dei piccoli fractocumuli chiamati “roll cloud” (cioè nubi rotolanti), denominati così proprio perchè sembrano ruotare su se stessi.
fig. 4 – da http://www.dailymail.co.uk/news/article-2047384/UFO-cloud-mountain-captured-amateur-photographer-Russia.html
E le nubi lenticolari? Queste si formano sempre grazie a quel famoso “saliscendi”, questa volta, però, delle correnti poste a quote più elevate: quando l’aria segue il tratto ascendente dell’onda, si condensa e forma la nube, poi raggiunge la cresta e ridiscende, riscaldandosi e facendo quindi “sparire” la nube (fig. 5).
figg. 5, 6, 7 – la fig. 7 è tratta da http://www.perlanproject.org
La forma stratificata è causata dalla presenza di strati piò o meno umidi, capaci o meno, quindi, di condensare lungo il tratto ascendente (fig. 8).
(moist air = aria umida; dry air = aria secca; droplets condens = gocce condensate; droplets evaporate = gocce evaporate; rotor = rotore)
figura 8 – da http://geoscienze.blogspot.com
Si noti che tali nubi sottovento sembrano (e sono) ferme, in realtà sono attraversate dai venti suddetti che percorrono il già citato saliscendi.
Spiegata la loro formazione, ora ci chiediamo: perchè si sono formate ieri sulla Valle del Crati e che suggerimenti possono fornirci sull’evoluzione del tempo?
La spiegazione è semplice: ieri sul Tirreno scorrevano venti occidentali a tutte le quote (soprattutto a quelle superiori ai 750-800 m slm, cioè 925 hPa), perfettamente perpendicolari, pertanto alla catena costiera cosentina che, quindi ha creato le onde orografiche che, a loro volta, grazie all’alta umidità presente (visto che eravamo in una zona prefrontale calda), ha generato le nubi che così tanto hanno meravigliato i cosentini. La figura 9 mostra l’immagine dal sensore MODIS del satellite AQUA: si noti la banda nuvolosa parallela alla catena costiera (anche la porzione piegata verso nord-est parallela alle Mule) e una seconda onda parallela alla porzione della prima verso est, sul bordo orientale del Pollino.
foto 9 – Nubi lenticolari del 4 marzo 2015 immortalate dal sensore MODIS del satellite AQUA
La presenza di queste affascinanti nuvole, nella valle del Crati, è sinonimo quindi di correnti occidentali a tutte le quote in area umida prefrontale: è probabile, pertanto, un peggioramento dopo poche ore (come è accaduto anche in questa occasione).
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