Marzo 1971: quando mezza Calabria fu sepolta dalla neve (parte 1 di 3)
Nevicate storiche a Cosenza, con oltre mezzo metro, ma anche a Catanzaro e Lamezia Terme
A cinquant’anni esatti vogliamo ricordare una delle nevicate più intense che abbiano mai interessato la Calabria (soprattutto il Cosentino e il Catanzarese) dal dopoguerra: si tratta dell’evento che si verificò tra il 28 febbraio e l’8 marzo del 1971.
Un’evento che sorprende per la sua durata (quasi 10 giorni) ma anche per la sua intensità visto che si verificarono nevicate di oltre 50 cm in città di pianura come Cosenza, e di oltre 4 metri sui monti, con successive estese gelate, e che provocò anche morti (pochi, per fortuna) mettendo a dura prova l’intera macchina dei soccorsi, con militari e civili che dovettero impegnarsi a fronteggiare un vero e proprio “inferno bianco” fatto di interi paesi isolati, famiglie e animali senza cibo, pastori dispersi sui monti, attacchi di branchi di lupi, crolli diffusi di abitazioni sotto il peso della neve.
L’articolo è suddiviso in tre parti:
- nel primo articolo (questo), oltre all’introduzione che state leggendo, si affronterà la cronaca dei giorni 1, 2 e 3 marzo;
- nel secondo articolo, si parlerà di ciò che successe il 4, 5, 6, 7 e 8 marzo 1971;
- nel terzo articolo si darà un accenno alla situazione meteorologica generale che ha prodotto l’evento in questione.
La cronaca di quei giorni è basata, come si vedrà anche dalle foto allegate, da estratti della Gazzetta del Sud del periodo 28 febbario – 9 marzo 1971, edizioni di Cosenza, Catanzaro e Reggio Calabria.
La cronaca
La prima nevicata a Cosenza iniziò nella notte di domenica 28 febbraio, quando la maggioranza delle persone era ancora incollata dinanzi alle TV per vedere la finale di Sanremo (vinto poi da Nicola di Bari e Nada con “Il cuore è uno zingaro”) e proseguì per quasi tutta la giornata accumulando al suolo circa 10/15 cm, dopo due anni durante i quali la neve aveva deciso di non fare la sua comparsa sulla città bruzia. Quel giorno, secondo le cronache, si raggiunsero anche i 20 cm a Rogliano, 25 cm a San Giovanni in Fiore, 1 m sulla Sila dove diversi villaggi rimasero isolati. La partita Cosenza – Matera, in programma quel giorno allo stadio San Vito, venne rimandata.
Nevicò con le stesse tempistiche anche a Catanzaro accumulando circa 5 cm, così come sulle Serre: a Serra San Bruno caddero circa 10 cm.
Le nevicate sul Cosentino e sul Catanzarese continuarono anche nella giornata di lunedì 1 marzo: mentre a Catanzaro città il manto bianco raggiunse i 10 cm circa, cosa che non accadeva dal febbraio 1962, su Cosenza, dopo quasi 40 ore di nevicata ininterrotta, la coltre di nevosa raggiunse quasi 50 cm: un evento che, secondo le cronache dell’epoca, non accadeva “da decenni” (e che, aggiungiamo noi, non fu mai più replicato in questi termini: si dovrà aspettare il 16 dicembre 2007 per vedere, sulla valle del Crati, uno spessore analogo, ma comunque inferiore, di 35/40 cm).
La straordinaria nevicata paralizzò completamente la città bruzia e bloccò la statale 107 Silana Crotonese al valico della Crocetta. Singolare l’episodio che capitò a un corteo nuziale di Altomonte, i cui partecipanti dovettero percorrere a piedi, sotto la nevicata, un percorso di 7 km per giungere prima alla chiesa, per la cerimonia, e poi al locale per la festa.
In località Camarda, sulla Sila, il manto nevoso raggiunse i 2 metri.
Da segnalare che, sempre nella giornata dell’1 marzo, la neve imbiancò anche il centro abitato di Lamezia Terme dove caddero “alcuni centimetri”, mentre sulle zone collinari si raggiunsero i 50 cm: un evento che non si verificava dal 19 gennaio 1929 e dal febbraio 1938.
Nel resto della Calabria si segnalarono 20 cm di neve a S. Andrea Apostolo dello Jonio (CZ) e 10 cm a Careri (RC) posto a circa 300 m s.l.m. alle falde dell’Aspromonte.
Il 2 marzo 1971 fu un’altra giornata campale in particolare sul Cosentino: dopo una brevissima pausa, a mezzogiorno riprese a nevicare su Cosenza città dove, secondo un articolo sportivo, “il terreno del San Vito (…) era ancora coperto da oltre mezzo metro di neve” impedendo il normale allenamento della squadra di calcio. La città fu completamente paralizzata anche a causa del ghiaccio che ostacolò sia il traffico automobilistico che la circolazione pedonale, già inficiata dalla caduta di molti alberi, suscitando oltretutto un acceso dibattito politico sulla mancanza di interventi.
Nevicate abbondanti si verificarono anche su molti centri dell’alto Ionio, mentre rimanevano ancora bloccati numerosi paesi e villaggi in tutto il Cosentino. Diversi gli interventi di soccorso, alcuni anche per partorienti abitanti di frazioni isolate nei comuni di Dipignano (con intervento di mezzo cingolato della Provincia) e Panettieri.
Il 3 marzo a Cosenza si verificò, invece, una giornata di bel tempo di cui si approfittò per sgomberare la neve e “spargere sale e sabbia” fra mille difficoltà a causa delle spesse lastre di ghiaccio presenti. Registrati, a causa del peso della neve, crolli di capannoni adibiti ad officine meccaniche su via Popilia.
Su alcune località montane (come “Sacco” di San Pietro in Guarano), dove erano rimaste bloccate interi nuclei famigliari di pastori, furono lanciati viveri di prima necessità e foraggio per gli animali, tramite elicotteri dei carabinieri.
Fu soccorso anche “l’eremita” della Sila, Giacomino Tallarico, abbarbicato da quasi 18 anni nel suo casolare di contrada Pisani a San Giovanni in Fiore, “circondato da 1 metro e mezzo di neve”.
Miglioramento nel Catanzarese dove ormai nevicava solo oltre gli 800 m.
Nel Comune di Nardodipace si raggiunse uno spessore di 1,3 m di neve. Numerosi paesi collinari isolati anche nel Vibonese.
(continua nella seconda parte al seguente link)
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